Chi non ama un bel piatto di risotto cremoso o una ciotola di riso al vapore che si sposa perfettamente con qualsiasi condimento? Il riso è ovunque, nei piatti italiani, asiatici, sudamericani e perfino nelle insalate dietetiche di chi cerca di stare in forma. Ma attenzione, non tutto quello che si trova sugli scaffali del supermercato è oro. Ci sono marche che sanno di cartone o, peggio, potrebbero contenere sostanze poco salutari.
Riconoscere le peggiori marche non è un’impresa impossibile. Basta sapere dove guardare per evitare di ritrovarsi con un pacco di chicchi sospetti, più adatti a riempire un sacco da boxe che a finire in un piatto di sushi. Una scelta sbagliata può rovinare anche il miglior sugo o brodo, quindi meglio fare attenzione e non farsi ingannare dalle confezioni accattivanti.
Non tutti i risi sono uguali e il supermercato è un campo minato di offerte allettanti e confezioni con scritte che promettono meraviglie. La realtà, purtroppo, è che alcuni prodotti sono pieni di difetti: cuociono male, hanno un sapore anonimo o sono trattati con sostanze poco rassicuranti. Per scegliere bene, serve un occhio allenato e un pizzico di scetticismo.
Indizi di un riso scadente
Un primo segnale d’allarme è l’etichetta. Se mancano informazioni sull’origine o sulla lavorazione, meglio lasciarlo sullo scaffale. Un prodotto di buona qualità non ha bisogno di misteri. Il riso dovrebbe essere tracciabile, con dati chiari su dove e come è stato coltivato. Se invece la confezione tace su questi dettagli, c’è il rischio di trovarsi davanti a un prodotto scadente o poco controllato.
Il colore e la forma dei chicchi sono un altro indizio. Un buon riso ha chicchi uniformi, senza troppa polvere o pezzi rotti. Se nel sacchetto si trovano chicchi di dimensioni diverse o troppo frammentati, è probabile che sia stato lavorato male. Un aspetto disomogeneo può essere segno di una miscela di scarti o di una lavorazione troppo aggressiva che ha compromesso la qualità del prodotto.
Anche il prezzo può dire molto. Un riso venduto a un costo insolitamente basso potrebbe aver subito trattamenti discutibili o provenire da coltivazioni dove si fa un uso abbondante di pesticidi. Un buon prodotto non deve per forza costare una fortuna, ma un prezzo troppo ridotto rispetto alla media del mercato può nascondere qualche brutta sorpresa.
Le marche meno affidabili
Alcuni marchi puntano tutto sul marketing, con nomi esotici e confezioni coloratissime, ma alla prova dei fatti lasciano molto a desiderare. Se un riso cuoce in modo irregolare, diventando molliccio in alcuni punti e restando duro in altri, probabilmente la qualità delle materie prime è scarsa. Questo capita spesso con prodotti che mescolano varietà diverse senza curarsi della consistenza finale.
Un altro segnale di scarsa qualità è il tempo di cottura. Se un riso indicato per un risotto si sfalda subito o se un tipo a cottura rapida impiega il doppio del tempo per ammorbidirsi, è segno che qualcosa non va. La consistenza è fondamentale per qualsiasi preparazione, quindi un prodotto che non rispetta le promesse rischia di rovinare interi piatti.
Anche il sapore ha la sua importanza. Un buon riso ha un gusto delicato ma riconoscibile, mentre alcuni prodotti economici tendono ad avere un retrogusto piatto, quasi artificiale. Questo può essere dovuto a trattamenti chimici, a un’essiccazione frettolosa o a un mix di scarti industriali. Se il risultato è un riso che sa di poco o ha un retrogusto strano, meglio cambiare marca.
Il problema dei pesticidi
Oltre a gusto e consistenza, c’è un altro aspetto da non sottovalutare: la presenza di pesticidi. Alcune coltivazioni fanno largo uso di sostanze chimiche per aumentare la resa, ma questi trattamenti lasciano residui nei chicchi. Mangiare un riso pieno di pesticidi non è certo il massimo per la salute, specialmente se viene consumato regolarmente.
I prodotti biologici sono una scelta più sicura, almeno per chi vuole ridurre il rischio di ingerire sostanze indesiderate. Certo, costano un po’ di più, ma garantiscono metodi di coltivazione più controllati e un minor impatto ambientale. Se sulla confezione non è indicata chiaramente l’origine e il metodo di coltivazione, potrebbe non essere la scelta migliore.
Un trucco per evitare risi trattati con troppe sostanze chimiche è verificare la provenienza. Alcuni paesi hanno regole più rigide rispetto ad altri in materia di sicurezza alimentare. Se il riso proviene da regioni con standard di controllo elevati, è più probabile che sia un prodotto di qualità superiore e privo di residui tossici.
Come fare la scelta giusta
Capire se un riso è scadente non richiede un master in agraria, basta un po’ di attenzione. Controllare l’etichetta, osservare la forma dei chicchi e diffidare dei prezzi troppo bassi sono buone abitudini per evitare fregature. Un prodotto valido si riconosce anche dal fatto che, una volta cotto, mantiene una consistenza omogenea e un sapore piacevole.
Scegliere un buon riso fa la differenza in cucina. Un piatto ben riuscito parte dagli ingredienti giusti, quindi vale la pena dedicare qualche minuto in più alla scelta. Meglio un riso buono che renda giustizia a qualsiasi ricetta piuttosto che un prodotto mediocre che rovini anche il miglior sugo o condimento.